Il nostro secondo giorno a Bangkok è cominciato non proprio al massimo per me. Non avevo fatto i conti con lo smog della città e non ho pensato di usare una mascherina per camminare per le strade. Nonostante uscissimo a Bangkok solo per andare a prendere il treno o per cercare un taxi, l’aria inquinata ha scatenato una reazione allergica che mi ha un po’ debilitata. Tuttavia non mi sono lasciata abbattere, ero emozionatissima per quello che avevamo programmato di fare.
A fine mattinata eravamo già alla stazione ferroviaria Hua Lamphong per acquistare due biglietti per Ayutthaya. Pensavo di essere pronta a godermi lo spettacolo, mi ero documentata su quello che avrei visto durante il pomeriggio e non vedevo l’ora di ritrovarmi fisicamente davanti alle bellissime statue che fino a quel momento avevo ammirato solo da dietro lo schermo del pc.
Il vecchissimo treno su cui viaggiavamo era scomodo, affollato e caldissimo, ma a me piaceva lo stesso. Non cercavo un viaggio fatto di comfort, non lo volevo, non mi interessava. Ero stanca ma non ho provato ad addormentarmi, ho guardato tutto il tempo il panorama fuori dal finestrino, le persone che viaggiavano con noi e il contenuto dei cesti dei venditori che ogni tanto passavano offrendo per pochi spiccioli cibo che facevo fatica a capire cosa fosse.
Arrivati alla stazione dopo un viaggio più lungo del previsto, siamo stati subito avvicinati (per nostra immensa fortuna) da un vecchio tassista che si è proposto in modo onesto e convincente di accompagnarci per un tour attraverso 4 dei principali templi di Ayutthaya. Saliti nel retro del suo tuc tuc abbiamo così iniziato quello che è stato uno dei pomeriggi più belli e intensi di tutto il viaggio in Thailandia.
Mister Pok (il nostro tassista) è stato per noi anche una sorta di guida turistica, anche se questa definizione è davvero riduttiva. All’ingresso del primo tempio ci ha trattenuto 10 minuti. Il suo inglese semplice e perfetto, il tono di voce pacato e il gesticolare armonioso con cui accompagnava la spiegazione delle posizioni delle mani delle statue dei Buddha, sono state l’introduzione perfetta alla nostra visita al tempio Wat Yai Chai Mongkhon.
Non credo ci siano parole in grado di descrivere quello che si può ammirare in questo meraviglioso posto. Calpestavo i prati e le stradine di quel tempio con i brividi sulle braccia, scalino dopo scalino sentivo un nodo alla gola diventare sempre più forte, gli occhi mi si sono riempiti di lacrime alla vista di tutti quei Buddha avvolti in quei tessuti lucenti, così silenziosamente rassicuranti, armoniosi. Dopo aver assorbito il senso di gratitudine ed essere quasi riemersa da un vortice spirituale e sensoriale, ho preso la macchina e catturato alcuni dettagli. L’atmosfera era silenziosa, i suoni erano quelli dei passi rispettosi dei visitatori e degli uccelli sugli alberi.
Dopo circa 40 minuti abbiamo raggiunto all’uscita il nostro accompagnatore che guardandoci negli occhi annuiva con la testa e sorrideva, in silenzio, evidentemente sapeva bene che le parole non bastano e non servono per descrivere un’esperienza simile.
Il resto del pomeriggio l’abbiamo passato come previsto a visitare i maggiori templi di Ayutthaya e la sensazione era quella di compiere un viaggio nel viaggio. Ogni tempio è stato una dose di magia, e man mano che le ore passavano tutto veniva avvolto dalla luce calda e rassicurante del tramonto.
Abbiamo salutato Mister Pok alla stazione e atteso il nostro treno (in ritardo di un’ora) mentre ormai faceva buio.
Il viaggio di ritorno è stato ancora più scomodo di quello dell’andata, più affollato e più caldo. Ma inutile dirlo, per me comunque bellissimo.
Una voce calda e profonda annuncia in arabo che è cominciata la discesa verso Suvarnabhumi… posso solo intuire stia dicendo questo, il segnale delle cinture è acceso, leggo sullo schermo davanti al mio sedile che mancano 20 minuti all’atterraggio e tutti i passeggeri cominciano a risistemarsi. Non vedo l’ora di scendere dall’aereo, sono stanca e ho le gambe gonfie. La luce soffusa della cabina comincia a darmi sui nervi e lo spazio ad essere troppo stretto. Voglio il sole ma so che sarà buio al nostro arrivo, voglio ossigeno ma non so ancora che a Bangkok ne sentirò la mancanza. L’aeroporto è immenso, una volta ritirati i bagagli non so dove abbia trovato le forze per camminare, scendere e salire scale, camminare, perderci e camminare per arrivare al nostro albergo. Ma eravamo lì, Sukhumvit, nella follia di una delle dieci città più trafficate nel mondo. Dopo circa 14 ore di volo, 3 aerei e una notte in Giordania, la nostra prima cena thailandese fallita (per essere miseramente crollati sotto i colpi senza pietà del cibo speziato e piccante), con la schiena distrutta e in pieno jet lag, la prima mattina in cui ufficialmente incominciavano le nostre avventure, io avevo addosso nonostante tutto un’energia mai sentita prima.
Non avevamo piani ben precisi, solo qualche meta prefissata, il resto da stabilire nel corso del viaggio. Alla sorte abbiamo affidato il nostro primo giorno e questa, attraverso le sembianze di un tassista, ci ha gentilmente accompagnati fino al floating market, distante dalla città credo circa 70 chilometri.
E’ stata un’esperienza travolgente navigare su quelle acque tra decine di altre barche che si muovevano in certi tratti spingendosi tra loro. Una piccola città galleggiante che offriva ai passanti ogni genere di souvenir, bevande e cibi della cucina tipica thailandese. Era il primo giorno della nostra estate in pieno inverno e non abbiamo fatto alcuna fatica ad adattarci al caldo, ci siamo sentiti subito a nostro agio avvolti da quei 30 gradi nelle nostre magliette a maniche corte. Come inizio è stato super eccitante, non avevo mai visto niente del genere. Non c’è stato il tempo o il modo di venire a contatto con l’Oriente in modo graduale, senza troppi preamboli ci siamo ritrovati nella calca di un mercato, con gli odori del cibo mischiati al fumo dei motori delle barche, persone che capivano poco e niente di inglese, iguane o non so quali altri rettili che uscivano lenti da quelle acque torbide, templi dorati e ancora caldo.
Ci siamo goduti quella mattina e proseguito la giornata nel pieno centro della città, passeggiando tra la maestosità, le innumerevoli statue di Buddha dorati, i bellissimi colori e decori del tempio Wat Pho. Ho fatto da subito i conti con la sensazione di impotenza che si può provare solo davanti all’enormità e sacralità che emanano certe sculture e monumenti. A Wat Pho le pagode, i chiostri, i decori floreali variopinti facevano da sfondo a un via vai di turisti che passeggiavano con aria sbigottita. E’ stato il primo tempio che abbiamo visitato e nonostante la magnificenza delle sculture e delle mura, quello che mi è piaciuto di più è stato svoltare un angolo e ritrovarmi davanti ad un piazzale deserto attraversato in quel momento solo da un monaco buddista.
Ormai stanchi programmiamo di fare ritorno nel nostro albergo, ma lungo la strada la nostra attenzione viene catturata dal flower market. Investiamo le ultime energie della giornata per fare una passeggiata tra l’incredibile varietà di fiori che dipingono le caotiche bancarelle di questo mercato e lì mi innamoro all’istante delle ghirlande che i tailandesi usano per adornare le statue di Buddha e la miriade di altari che si trovano sparsi per Bangkok e la Thailandia intera, e che vedrò ovunque per tutto il resto del viaggio. Scoprirò solo dopo che viene considerato come una sorta di amuleto in grado di proteggere la propria abitazione o vettura dagli spiriti maligni. Per fortuna adesso una è qui con me, appesa allo specchio della mia camera, appassita ma comunque bellissima.
Eravamo stanchi e affamati, non facevamo un pasto completo ormai da due giorni e non avevamo la forza per cercare un ristorante. C’era un’unica soluzione, un unico alimento sicuro e in grado di sfamarci senza pericoli.. la pizza!
Così si è conclusa la nostra prima giornata in Thailandia.
Nonostante la stanchezza questo è il ritmo che avevamo intenzione di seguire e sembravamo essere nel posto giusto per poterlo fare!Ho deciso di pubblicare le immagini accompagnandole con una raccolta di appunti che possa nel caso essere utile a chi sta per intraprendere un viaggio in Thailandia o sta pensando di andarci. Per qualsiasi domanda o curiosità non esitate a scrivermi, sarà un piacere scambiare opinioni o darvi piccoli consigli.
A presto!