La domenica ci siamo svegliati rigenerati dopo il sabato trascorso all’insegna delle passeggiate e del travolgente Saturday market. Era il nostro ultimo giorno a Chiang Mai e anche se ero felicissima, visto che solo 24 ore mi separavano dal mio primo bagno al mare, ero un po’ dispiaciuta di dover già lasciare questa adorabile città, che da subito mi aveva fatto sentire a mio agio.
Dopo la colazione siamo usciti alla ricerca di Tiger, questo è il nome con cui si fa chiamare un tassista che avevamo conosciuto il giorno prima e che volevamo ci accompagnasse a visitare il tempio di Wat Phrathat Doi Suthep, a circa un’ora di strada da Chiang Mai. Il viaggio è stato molto particolare, la vecchia e sgangherata macchina di Tiger sembrava dovesse lasciarci a metà strada da un momento all’altro, ma nonostante le aspettative, ha compiuto fino in fondo il suo dovere.
Ci siamo ritrovati davanti non so quanti scalini di preciso, la salita verso il tempio è stata lunga e non poco faticosa. Una volta lasciate le scarpe all’ingresso abbiamo iniziato la nostra visita all’interno. Sotto un sole caldissimo le sculture dorate dei Buddha e la superficie di alcune parti del tempio, riflettevano la luce rendendo tutto ancora più sfarzoso e solenne.
Centinaia di turisti camminavo scalzi su quei pavimenti tiepidi e puliti, accendevano candele davanti agli altari, posavano fiori e si chinavano in preghiera silenziosi. Il profumo dell’incenso accompagnava il suono profondo delle campane che ogni tanto venivano suonate da qualche parte nel tempio, fiori e piante incorniciavano la varietà di texture, statue e ornamenti disseminati per tutto il Wat Phrathat.
E’ stata una bella mattina d’estate che si è conclusa con uno spuntino veloce e una passeggiata tra le bancarelle di souvenir.
Tornati nel nostro ostello ci siamo lasciati abbracciare dalle calde ore del primo pomeriggio e deciso di aspettare che la temperatura fosse un po’ più mite prima di tornare a girovagare.
Nel frattempo siamo venuti a conoscenza del Sunday market e letto qualche recensione.
Nonostante i pareri negativi qua e là sul web che parlavano di eccessivo affollamento e calca, decidiamo verso le 18 di andarci ugualmente. Era a due passi dall’ostello. Non ho nessuna foto di questo mercato, sul telefono ho solo qualche video, ma ci tengo tantissimo a scrivere due righe.
Assieme al Saturday market sono in assoluto i mercati più belli che io abbia mai visitato. E’ strano magari sentirlo dire ma io sono rimasta commossa, avevo la pelle d’oca. Si, la gente era tanta, ma ci si muoveva in maniera ordinata, ci si poteva avvicinare senza problemi alle centinaia di bancarelle che mettevano in mostra i bellissimi e unici prodotti di artigianato locale. Si poteva trovare di tutto, una varietà incredibile di oggetti costruiti con il legno, magliette e abbigliamento con stampe che non ho rivisto in nessun altro posto in Thailandia. Uno spettacolo incredibile. In certi angoli della strada delle signore facevano dei massaggi alle gambe e ai piedi di quelli che, stanchi, volevano adagiarsi su una poltrona e per poche monete ritrovare un po’ di vigore attraverso le mani di una massaggiatrice.
A dispetto dei pareri negativi letti (scritti magari da qualche persona a cui, come me dopo tutto, non piace la folla) tornerei in questo mercato oggi stesso, e ci ho ripensato davvero varie volte nei giorni successivi, un’esperienza unica.
Sulla strada di ritorno all’ostello ci siamo fatti tentare da una divertente e originale pedicure, 1 euro per 20 minuti. I piedi immersi in quella vasca e i pesciolini che pizzicavano leggermente, non riuscivo a trattenermi dal ridere. Per i primi 10 minuti ho attirato gli sguardi divertiti o infastiditi, non saprei, di chi nella sala affianco faceva massaggi alle gambe, ma resistere a quel solletico inizialmente è stato impossibile!
L’indomani mattina alle 5:30 eravamo su un tuc tuc diretti all’aeroporto. Ero tesa, emozionata e un po’ stanca, ma pronta per lasciarmi travolgere dal sud e dalle isole.
Qualche giorno dopo a Koh Jum, davanti ad un tramonto mozzafiato, abbiamo bevuto un cocktail e scambiato due parole con un ragazzo che viaggiava da solo. Anche lui aveva trascorso qualche giorno a Chiang Mai proprio durante il weekend, anche lui era stato sia al Saturday che al Sunday market. Non c’è stato bisogno di usare troppe parole quando abbiamo nominato questi due mercati, guardando le rispettive espressioni ci siamo ritrovati a ridere, e lui, mentre sorridente guardava il suo cocktail rigirandolo con la cannuccia, si è limitato a dire “Crazy guys, crazy! Absolutely amazing experience.”
Il nostro secondo giorno a Bangkok è cominciato non proprio al massimo per me. Non avevo fatto i conti con lo smog della città e non ho pensato di usare una mascherina per camminare per le strade. Nonostante uscissimo a Bangkok solo per andare a prendere il treno o per cercare un taxi, l’aria inquinata ha scatenato una reazione allergica che mi ha un po’ debilitata. Tuttavia non mi sono lasciata abbattere, ero emozionatissima per quello che avevamo programmato di fare.
A fine mattinata eravamo già alla stazione ferroviaria Hua Lamphong per acquistare due biglietti per Ayutthaya. Pensavo di essere pronta a godermi lo spettacolo, mi ero documentata su quello che avrei visto durante il pomeriggio e non vedevo l’ora di ritrovarmi fisicamente davanti alle bellissime statue che fino a quel momento avevo ammirato solo da dietro lo schermo del pc.
Il vecchissimo treno su cui viaggiavamo era scomodo, affollato e caldissimo, ma a me piaceva lo stesso. Non cercavo un viaggio fatto di comfort, non lo volevo, non mi interessava. Ero stanca ma non ho provato ad addormentarmi, ho guardato tutto il tempo il panorama fuori dal finestrino, le persone che viaggiavano con noi e il contenuto dei cesti dei venditori che ogni tanto passavano offrendo per pochi spiccioli cibo che facevo fatica a capire cosa fosse.
Arrivati alla stazione dopo un viaggio più lungo del previsto, siamo stati subito avvicinati (per nostra immensa fortuna) da un vecchio tassista che si è proposto in modo onesto e convincente di accompagnarci per un tour attraverso 4 dei principali templi di Ayutthaya. Saliti nel retro del suo tuc tuc abbiamo così iniziato quello che è stato uno dei pomeriggi più belli e intensi di tutto il viaggio in Thailandia.
Mister Pok (il nostro tassista) è stato per noi anche una sorta di guida turistica, anche se questa definizione è davvero riduttiva. All’ingresso del primo tempio ci ha trattenuto 10 minuti. Il suo inglese semplice e perfetto, il tono di voce pacato e il gesticolare armonioso con cui accompagnava la spiegazione delle posizioni delle mani delle statue dei Buddha, sono state l’introduzione perfetta alla nostra visita al tempio Wat Yai Chai Mongkhon.
Non credo ci siano parole in grado di descrivere quello che si può ammirare in questo meraviglioso posto. Calpestavo i prati e le stradine di quel tempio con i brividi sulle braccia, scalino dopo scalino sentivo un nodo alla gola diventare sempre più forte, gli occhi mi si sono riempiti di lacrime alla vista di tutti quei Buddha avvolti in quei tessuti lucenti, così silenziosamente rassicuranti, armoniosi. Dopo aver assorbito il senso di gratitudine ed essere quasi riemersa da un vortice spirituale e sensoriale, ho preso la macchina e catturato alcuni dettagli. L’atmosfera era silenziosa, i suoni erano quelli dei passi rispettosi dei visitatori e degli uccelli sugli alberi.
Dopo circa 40 minuti abbiamo raggiunto all’uscita il nostro accompagnatore che guardandoci negli occhi annuiva con la testa e sorrideva, in silenzio, evidentemente sapeva bene che le parole non bastano e non servono per descrivere un’esperienza simile.
Il resto del pomeriggio l’abbiamo passato come previsto a visitare i maggiori templi di Ayutthaya e la sensazione era quella di compiere un viaggio nel viaggio. Ogni tempio è stato una dose di magia, e man mano che le ore passavano tutto veniva avvolto dalla luce calda e rassicurante del tramonto.
Abbiamo salutato Mister Pok alla stazione e atteso il nostro treno (in ritardo di un’ora) mentre ormai faceva buio.
Il viaggio di ritorno è stato ancora più scomodo di quello dell’andata, più affollato e più caldo. Ma inutile dirlo, per me comunque bellissimo.